
«Io voglio entrare. Entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa. Sto aspettando cosa dirà la Corte europea dei diritti dell’uomo. Poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì».
Queste le dichiarazioni rilasciate da Carola Rackete, la comandante tedesca della nave Sea Watch 3, che, intervistata da "Repubblica" ha lanciato l’allarme sulle condizioni dei migranti ospitati a bordo dell'imbarcazione.
Il capitano ha dichiarato che: «So che c’è il rischio di essere multata e che la nave verrà sequestrata, ma io sono responsabile delle 42 persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più. La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto».
E ha avvertito che «I migranti a bordo sono disperati; che qualcuno minaccia lo sciopero della fame, altri dicono di volersi buttare in mare o tagliarsi la pelle e che non ce la fanno più, si sentono in prigione», perché sono «ammassati sul ponte, con appena tre metri quadrati di spazio a testa. Ci sono anche tre minorenni, ragazzi di 11, 16 e 17 anni. Non stanno male, ma in Libia hanno subito abusi».
Rackete ha detto inoltre che: «Il 14 giugno ho fatto richiesta al Tribunale dei minorenni di Palermo perché prendesse in carico il loro caso», ma che: «Non mi ha risposto nessuno».