
Dopo il voto sulla Tav, la crisi di Governo sembra essere sempre più tangibile.
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha chiesto che gli elettori tornino al voto.
Sono quindi diversi gli scenari che si aprono adesso, a partire dalla riconvocazione delle Camere chiamate ad esprimersi sulla crisi del governo gialloverde. Così come sottolineato dallo stesso premier Conte, che non si è dimesso: molto probabilmente, dopo Ferragosto, il suo esecutivo si presenterà davanti alle Camere per sottoporsi al voto di fiducia.
In caso di sfiducia, il premier salirà al Quirinale per rimettere il mandato. A quel punto inizierebbero le consultazioni da parte del Capo dello Stato. Mattarella, dopo aver ascoltato i presidenti di Camera e Senato, i leader di partito e i capigruppo parlamentari può optare per diverse soluzioni: rinviare il governo alle Camere, nominare un nuovo governo, nominare un nuovo presidente del Consiglio oppure sciogliere le Camere e indire nuove elezioni.
Ma quanto di tornerebbe eventualmente al voto?
A conti fatti, visto che la crisi di governo si è aperta a metà agosto, le prime date utili per il voto sarebbero quelle del 13 ottobre, del 20 e del 27. E nel caso in cui i tempi del dibattito parlamentare dovessero allungarsi, le date papabili diventano quelle del 3 e del 10 novembre.
Se l'attuale legislatura dovesse interrompersi il disegno di legge costituzionale che prevede il taglio del numero dei parlamentari, (i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200) cadrà nel vuoto. La proposta era stata calendarizzata per il 9 settembre alla Camera ma in caso di crisi il provvedimento sarebbe accantonato.