Giovanni Brusca, il boss mafioso siciliano che ha fatto esplodere la bomba, uccidendo il procuratore antimafia Giovanni Falcone nel 1992, ha chiesto alla Corte Suprema di Cassazione di essere rilasciato dal carcere per restare agli arresti domiciliari.
La sorella di Falcone, che attende il verdetto della Corte, ha commentato che Brusca non merita ulteriori benefici dopo aver “ricevuto oltre 80 permessi” in cambio di aver fornito alla polizia informazioni sulla mafia.
Ha detto che non aveva mai mostrato prove concrete e si è pentito per i suoi crimini, tra cui lo strangolamento e la dissoluzione nell'acido di un ragazzo di 15 anni, Giuseppe Di Matteo, figlio di un informatore mafioso.
“Il suo passato criminale, la ferocia e la spietatezza del suo comportamento e la sua controversa testimonianza statale, che ha avuto luci e ombre, lo rendono ancora una figura ambigua, e non meritevole di ulteriori benefici”, ha detto la Falcone.
L’ex ministro degli Interni e leader della Lega nazionalista Matteo Salvini ha detto che sarebbe “disumano” se Brusca venisse rilasciato agli arresti domiciliari.