
Gianluca Savoini, membro nazionalista populista della Lega sospettato di discutere di possibili finanziamenti dalla Russia, ha presentato ricorso alla Corte Suprema di Cassazione contro l’uso da parte di un pubblico ministero di un nastro audio di un albergo di Mosca in cui sarebbe stato sentito parlare di possibili tangenti petrolifere.
Il 10 settembre un tribunale di Milano ha respinto il ricorso di Savoini contro i sequestri di proprietà della polizia, sulla base del contenuto del nastro, in un’indagine internazionale sulla corruzione.
Il suo avvocato ha detto che il nastro audio era inammissibile, ma la corte non era d’accordo, decidendo che il suo sequestro era legittimo
I procuratori hanno detto che il nastro fatto all’hotel Metropol in ottobre dove Savoini e altri due italiani hanno incontrato tre russi è ammissibile come prova a sostegno dei sequestri di proprietà effettuati da Savoini all’inizio di quest’anno.
I pubblici ministeri hanno detto di aver sequestrato i beni di Savoini, compresi i computer come prova nel caso.
Fonti investigative hanno detto che non ci sono stati contatti telefonici o di altro tipo tra Savoini e il leader della Lega Salvini.
Due russi su tre presenti alla riunione in cui è stato identificato l’ex portavoce di Salvini che avrebbe chiesto finanziamenti russi, ha detto BuzzFeed una settimana fa.
Savoini incontrò i russi il 18 ottobre insieme ad altri due italiani, un avvocato e un ex banchiere, e avrebbe discusso il finanziamento, che alla fine non è mai stato fatto, attraverso i contraccolpi del petrolio.
I due russi sono stati nominati da BuzzFeed come Andrey Yuryevich Kharchenko e Ilya Andreevich Yakunin.
Una conferma della loro identità proviene da fonti vicine all’indagine su Savoini.
Il nome di Yakunin era già emerso e i due russi, ha detto BuzzFeed, hanno legami con il “demagogo di estrema destra” Aleksandr Dugin e con Vladimir Pligin, un politico vicino al presidente russo Vladimir Putin.
I procuratori ritengono che la riunione di ottobre al Metropol non è stata la prima tenutasi in relazione alla negoziazione, hanno detto le fonti del mese scorso.
L’ex portavoce di Salvini Savoini è sotto inchiesta per sospetto di corruzione internazionale sul caso.